PREMESSA


NOVITA': è ora disponibile il libro anche nel formato ePub per Tablet e Kindle. Nella versione e.book, tramite dei link inseriti nel testo, si può accedere direttamente ai filmtrailer o agli spezzoni video relativi ai film e ai dialoghi citati.


I film amplificano la nostra vita, ci consentono di capire la nostra storia, la nostra evoluzione ed anche noi stessi. Per questo li amiamo.

Negli ultimi anni, a fianco dei film d’azione (colossal storici, film di fantascienza, thriller, ecc), si è andata sempre più ampliando la categoria dei film che rappresentano la vita di tutti i giorni, in tutte le sue sfaccettature: pellicole sull’amicizia, sulla famiglia, sull’emancipazione femminile, sul nuovo maschio, sui problemi di lavoro e, soprattutto, sui problemi e le difficoltà delle relazioni sentimentali. I film d’attualità sono così un preziosissimo strumento per la lettura dei mutamenti sociali, culturali e comportamentali in atto. Lo svago diventa cosi' anche momento educativo, ma il cinema può essere ancora di più: attraverso il racconto dei fatti e delle emozioni, con la capacità descrittiva delle immagini, oltre che delle parole ed il massiccio potere evocativo della musica, può essere anche strumento terapeutico.
In particolare i film a carattere sentimentale stanno diventando sempre più intelligenti e raffinati, raccontano le difficoltà quotidiane dei rapporti di coppia, propongono nuove e sempre più acute analisi. Anche dietro storie che sembrano banali, e in film poco valorizzati dalla critica cinematografica, spesso vi sono indagini profonde sui malesseri psichici e dell’anima, sugli attuali problemi sociali e sugli stereotipi culturali da abolire.

N.B. I commenti non si propongono come recensioni dei film dal punto di vista cinematografico, nè si valuta la qualita' della pellicola, ci si limita a fornire una interpretazione della trama secondo i punti di vista del libro. Interpretazione con la quale ognuno può confrontarsi anche esprimendo un proprio parere.

*** Tramite questo blog l'elenco dei film suggeriti nel libro viene continuamente aggiornato con quelli di nuova programmazione. Intercalati alla segnalazione delle pellicole vengono riportati nuovi eventi, tendenze e pubblicazioni che riguardano i temi trattati nel testo. L'obiettivo è quello di continuare a monitorare l'evoluzione in corso nel campo delle relazioni di coppia e ad aggiornare il libro.***

martedì 8 gennaio 2013

UNA FAMIGLIA PERFETTA regia di Paolo Genovese

Con Sergio CastellittoClaudia GeriniMarco GialliniCarolina CrescentiniEugenia Costantini
Locandina tratta da Mymovies
    Scheda film Mymovies
Trailer film Mymovies


Il film racconta di una grande famiglia che si è riunita nella splendida casa di campagna per festeggiare insieme il Natale. Una famiglia, apparentemente perfetta, che gira attorno al dispotico capofamiglia che dà ordini a tutti e che tutti sembrano temere.

Solo a un certo punto si capisce che si tratta di una messinscena voluta da Leone, un uomo di potere che decide di regalarsi una famiglia per Natale perché in realtà è un uomo solo e, si sa, la solitudine in questa ricorrenza è ancora più insopportabile.
Tutti recitano il loro ruolo in base a un preciso copione imparato a memoria dove non sono permesse variazioni.
Si è prestata a questa farsa, per guadagno, una compagnia di teatranti squattrinati che credono molto, ognuno in modo diverso, nel proprio mestiere nonostante per mangiare si debbano spesso adattare a ruoli da saltimbanchi.
Alcuni imprevisti fanno variare un po' il copione e solo alla fine si scopre che la motivazione di questa messinscena in realtà è assai diversa da quella inizialmente immaginata.

Si tratta di un film corale, di una commedia dell’assurdo sulla famiglia che propone più di una riflessione partendo dalla constatazione della normalità della crisi di coppia.

"l'80 per cento delle coppie sono in crisi"

Il film riflette innanzitutto sulla responsabilità delle scelte che ognuno fa nella propria vita e su come, di fatto, noi non siamo altro che la somma totale delle nostre scelte (come dice Woody Allen nella riflessione finale del film “Crimini e misfatti”.)
Ma con la tecnica del film nel film, è anche un’attenta riflessione sul confine sottile fra realtà e finzione e, nello stesso tempo, sul difficile equilibrio tra l’essenza biologica che spinge alla libertà di evolvere, di mettersi in gioco e di sperimentarsi in nuove avventure e i ruoli imposti, per loro natura rigidi e difficili da aggiornare, vissuti dai più (come dal protagonista principale di questo film) come parti da recitare e come pesanti corazze.
Gli attori interpretano personaggi che, per riuscire a entrare nella parte, devono fare riferimento al proprio vissuto, ma anche noi, come loro, siamo tutti un po’ attori quando ci muoviamo all’interno dei ruoli prestabiliti.
Il copione è quindi un classico ed è facile riconoscersi: ogni famiglia, soprattutto in questa circostanza, è pericolosamente in equilibrio tra un mix di affetti e di rancori. Natale obbliga tutti a volersi bene, ma i turbamenti interiori, le tensioni represse, che spesso crescono all’interno delle relazioni parentali e di coppia, sono sempre pronte ad esplodere e a trasformare la festa in tragedia.
Infine il film propone, come molti altri di questa stagione, una riflessione su quale sbocco dare all’inevitabile crisi di coppia

"Quando qualcuno lascia una persona, chi è che muore veramente?"
" chi resta solo"

La finale sembra suggerire che la crisi di coppia e' normale e può essere superata.
La gabbia è la vecchia e dispotica famiglia patriarcale, non la famiglia nuova che sta nascendo sulla base di relazioni di diverso tipo, più mature, più consapevoli e, soprattutto, paritarie.
Nella realtà nessun amore è perfetto. La vita è fatta di incertezze, errori, rimpianti, di scelte sofferte, la perfezione non esiste, esiste solo la possibilità di accettare i propri limiti e di perfezionarsi aiutandosi reciprocamente a crescere, perché questo è il vero scopo delle relazioni d’amore e il senso stesso della vita.

Vedi nel libro "NON TI AMERO', COSI', PER SEMPRE:
Parte seconda  
Cap 2Crisi ed evoluzione dei ruoli: verso nuovi prototipi umani"
Cap 5: "Ripartire da sé: se cambi te stesso cambi il mondo".


Parliamone insieme: lascia un commento a questo post, un tuo parere sul film o sull'argomento trattato.

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domenica 6 gennaio 2013

AMOUR regia di Michael Haneke

con  Isabelle HuppertJean-Louis TrintignantEmmanuelle Riva


Locandina tratta da Mymovies



Il film racconta la vita di una coppia di anziani insegnanti di musica in pensione.

Anne e George conducono una vita serena, anche se un po' monotona, con giornate scandite da rituali, interrotte solo da qualche concerto e qualche rara visita della figlia musicista - che vive lontano - o di qualche ex allievo riconoscente. 

Nonostante l'età, sembrano ancora innamorati 



"Come sei bella"

le dice lui tornando da un concerto.
Fino a che una mattina, durante la colazione, lei si incanta guardando fisso nel vuoto. È il primo segnale di una malattia cerebrale che poco per volta le distruggerà la mente e il corpo.
Dopo il primo intervento andato male, Anne torna a casa lucida ma in carrozzella e si fa promettere da George di non mandarla mai più in ospedale.
Sarà lui quindi, mantenendo la promessa data, a farsi carico della cura della moglie, vivendo così in presa diretta - confinato dentro le mura domestiche - il terrificante degrado che la vecchiaia e la malattia infliggono al corpo e alla dignità umana.
George svolge il suo compito con estrema dedizione fino al momento in cui capisce, quando lei comincia a rifiutarsi di bere, che la moglie non vuole più vivere.
La aiuta così a lasciare la vita e se ne esce di casa sigillandone dentro il cadavere amorevolmente composto.
Nel profondo dei sentimenti umani però e' impossibile indagare, e il film lascia aperta la possibilità di un’interpretazione diametralmente opposta, tutt'altro che amorevole. 


Con questo film - che più che un film è un documentario impietoso, una ripresa in diretta di una vita che si estingue e delle atrocità della vecchiaia - il regista inchioda per un’ora e mezza l'incauto spettatore entrato in sala pensando di assistere a una delle tante rilassanti pellicole sentimentali, come il titolo avrebbe fatto presupporre.
Lo inchioda con una pellicola algida che tratta di argomenti che la nostra civiltà occidentale tende ad oscurare, benché ognuno di noi prima o poi sia destinato a dover affrontare questo declino che, nel disegno divino, deve pure avere un senso.
Il film è una denuncia dell’estrema solitudine e impreparazione degli anziani davanti al momento più drammatico della vita ma sembra essere, soprattutto, una gelida analisi delle terribili conseguenze dell’errato approccio alla vita di una società spiritualmente poco evoluta. 
Una concezione limitata di amore - che invece di donare chiede - la non accettazione dell’invecchiamento, la non comprensione della malattia e della morte, l'accanimento terapeutico e, in generale, il tentativo di nuotare controcorrente nel fiume della vita, rendono orribile e ancora più faticoso un processo, non certo facile, ma che un senso invece probabilmente ce l’ha: quello di riuscire a staccarsi poco alla volta dalla propria dimensione materiale per entrare in un’altra dimensione totalmente spirituale.
Haneke ci obbliga così a guardare dentro il buco della serratura di quei nostri vicini di casa che continuiamo a ignorare fino a quando, come nel film, saranno i vigili del fuoco a dover sfondare quella porta, chiamati dalle fetide esalazioni di un cadavere in putrefazione e, facendo ciò, ci obbliga a riflettere.
Lo fa con un racconto apparentemente neutro, lasciando allo spettatore la possibilità di una lettura ambivalente, così come ambivalenti sono in genere i sentimenti di amore e di odio che spesso uniscono le coppie e ambivalente è la personalità di ogni essere umano.
Deformati dalla cultura romantica dell'amore, i più sono portati a vedere in questo film, a tutti i costi, un risvolto sentimentale: la grandezza dell’amore di George che sopravvive a qualsiasi prova.
Ma la narrazione gelida e claustrofobica, che non a caso poco tocca il cuore del pubblico, nonché la tradizione cinematografica del regista, fanno invece venire il sospetto che l’obiettivo sia diametralmente opposto.
E la chiave di questa seconda lettura sta nella frase, apparentemente del tutto normale, che Anne - già avanti nella malattia - dice, sfogliando un album di fotografie:

" Che bello vivere... vivere così a lungo!"

E’ qui che comincia a sorgere il dubbio che questo film voglia evidenziare invece come sia questo attaccamento la causa della lenta, orribile agonia e dello strazio imposto a se stessa e a chi le è vicino.
Il film si svolge tutto dentro lo spazio decoroso ma triste e circoscritto, di un appartamento: George rimane così intrappolato in questa casa, così come è intrappolato dentro la sua relazione. Dentro queste mura lui seppellirà la moglie morta, così come lei, lì, lo ha seppellito da vivo con la sua richiesta iniziale e con il suo egoismo.
La scena del sogno nel corridoio, degna di un film di Dario Argento, sembra confermare che l’intento del regista non sia stato per niente quello di fare un film sentimentale, ma un film dell’orrore, con l’estrema bravura di restare sempre sul filo del rasoio della duplice interpretazione, dell’ambiguità dei sentimenti. 
Un film quindi orrido, non certo divertente ma bellissimo, assolutamente degno del premio che gli è stato conferito.

Vedi nel libro "NON TI AMERO', COSI', PER SEMPRE:
Parte prima - Cap 2: "Le fasi del rapporto attuale: gioco, commedia, dramma"(pag. 62 sull'ambivalenza della personalità)
Parte seconda - Cap 5: "Ripartire da sé: se cambi te stesso cambi il mondo".


Parliamone insieme: lascia un commento a questo post, un tuo parere sul film o sull'argomento trattato.

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