Locandina tratta da Mymovies
Il film racconta la vita di una coppia di anziani insegnanti di musica in pensione.
Anne e George conducono una vita serena, anche se un po' monotona, con giornate scandite da rituali, interrotte solo da qualche concerto e qualche rara visita della figlia musicista - che vive lontano - o di qualche ex allievo riconoscente.
Nonostante l'età, sembrano ancora innamorati
"Come sei bella"
le dice lui tornando da un concerto.
Fino a che una mattina, durante la colazione, lei si incanta guardando fisso nel vuoto. È il primo segnale di una malattia cerebrale che poco per volta le distruggerà la mente e il corpo.
Dopo il primo intervento andato male, Anne torna a casa lucida ma in carrozzella e si fa promettere da George di non mandarla mai più in ospedale.
Sarà lui quindi, mantenendo la promessa data, a farsi carico della cura della moglie, vivendo così in presa diretta - confinato dentro le mura domestiche - il terrificante degrado che la vecchiaia e la malattia infliggono al corpo e alla dignità umana.
George svolge il suo compito con estrema dedizione fino al momento in cui capisce, quando lei comincia a rifiutarsi di bere, che la moglie non vuole più vivere.
La aiuta così a lasciare la vita e se ne esce di casa sigillandone dentro il cadavere amorevolmente composto.
Nel profondo dei sentimenti umani però e' impossibile indagare, e il film lascia aperta la possibilità di un’interpretazione diametralmente opposta, tutt'altro che amorevole.
Con questo film - che più che un film è un documentario impietoso, una ripresa in diretta di una vita che si estingue e delle atrocità della vecchiaia - il regista inchioda per un’ora e mezza l'incauto spettatore entrato in sala pensando di assistere a una delle tante rilassanti pellicole sentimentali, come il titolo avrebbe fatto presupporre.
Lo inchioda con una pellicola algida che tratta di argomenti che la nostra civiltà occidentale tende ad oscurare, benché ognuno di noi prima o poi sia destinato a dover affrontare questo declino che, nel disegno divino, deve pure avere un senso.
Il film è una denuncia dell’estrema solitudine e impreparazione degli anziani davanti al momento più drammatico della vita ma sembra essere, soprattutto, una gelida analisi delle terribili conseguenze dell’errato approccio alla vita di una società spiritualmente poco evoluta.
Una concezione limitata di amore - che invece di donare chiede - la non accettazione dell’invecchiamento, la non comprensione della malattia e della morte, l'accanimento terapeutico e, in generale, il tentativo di nuotare controcorrente nel fiume della vita, rendono orribile e ancora più faticoso un processo, non certo facile, ma che un senso invece probabilmente ce l’ha: quello di riuscire a staccarsi poco alla volta dalla propria dimensione materiale per entrare in un’altra dimensione totalmente spirituale.
Haneke ci obbliga così a guardare dentro il buco della serratura di quei nostri vicini di casa che continuiamo a ignorare fino a quando, come nel film, saranno i vigili del fuoco a dover sfondare quella porta, chiamati dalle fetide esalazioni di un cadavere in putrefazione e, facendo ciò, ci obbliga a riflettere.
Lo fa con un racconto apparentemente neutro, lasciando allo spettatore la possibilità di una lettura ambivalente, così come ambivalenti sono in genere i sentimenti di amore e di odio che spesso uniscono le coppie e ambivalente è la personalità di ogni essere umano.
Deformati dalla cultura romantica dell'amore, i più sono portati a vedere in questo film, a tutti i costi, un risvolto sentimentale: la grandezza dell’amore di George che sopravvive a qualsiasi prova.
Ma la narrazione gelida e claustrofobica, che non a caso poco tocca il cuore del pubblico, nonché la tradizione cinematografica del regista, fanno invece venire il sospetto che l’obiettivo sia diametralmente opposto.
E la chiave di questa seconda lettura sta nella frase, apparentemente del tutto normale, che Anne - già avanti nella malattia - dice, sfogliando un album di fotografie:
" Che bello vivere... vivere così a lungo!"
E’ qui che comincia a sorgere il dubbio che questo film voglia evidenziare invece come sia questo attaccamento la causa della lenta, orribile agonia e dello strazio imposto a se stessa e a chi le è vicino.
Il film si svolge tutto dentro lo spazio decoroso ma triste e circoscritto, di un appartamento: George rimane così intrappolato in questa casa, così come è intrappolato dentro la sua relazione. Dentro queste mura lui seppellirà la moglie morta, così come lei, lì, lo ha seppellito da vivo con la sua richiesta iniziale e con il suo egoismo.
La scena del sogno nel corridoio, degna di un film di Dario Argento, sembra confermare che l’intento del regista non sia stato per niente quello di fare un film sentimentale, ma un film dell’orrore, con l’estrema bravura di restare sempre sul filo del rasoio della duplice interpretazione, dell’ambiguità dei sentimenti.
Un film quindi orrido, non certo divertente ma bellissimo, assolutamente degno del premio che gli è stato conferito.
Vedi nel libro "NON TI AMERO', COSI', PER SEMPRE:
Parte prima - Cap 2: "Le fasi del rapporto attuale: gioco, commedia, dramma"(pag. 62 sull'ambivalenza della personalità)
Parte seconda - Cap 5: "Ripartire da sé: se cambi te stesso cambi il mondo".
Parliamone insieme: lascia un commento a questo post, un tuo parere sul film o sull'argomento trattato.
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